La valle degli armeni

Arte e cultura Esperienze

ITINERARIO STORICO
Il popolo Armeno porta con sé il peso di una civiltà dimenticata, segnata da secoli di persecuzioni e oblio nella storia. Le testimonianze della loro presenza si ritrovano in una terra accogliente come la nostra, un crocevia millenario per i popoli del Mediterraneo.
Il percorso attraversa un paesaggio prevalentemente collinare, offrendo ampie vedute panoramiche e attraversando una varietà di ambienti, dalla tipica macchia mediterranea ai letti di fiumi, passando per terrazzamenti che ospitano vigneti, uliveti e piantagioni di bergamotti, elementi che da secoli caratterizzano il paesaggio agrario locale. Seguendo antichi tracciati stradali, forse derivati da una centuriazione bizantina, si parte dalle pendici di Brancaleone Vetus per raggiungere l'abbazia di Santa Maria de' Tridetti nel territorio di Staiti. Il giro si completa presso la Rocca Armenia (o Rocca Degli Armeni), anticamente conosciuta come Bruzzano Zeffirio.
Questo itinerario offre scenari di struggente bellezza, attraverso luoghi rimasti dimenticati per secoli in un angolo pacifico e silenzioso della Calabria. I sentieri antichi immergono i visitatori nella storia, nelle tradizioni e nella cultura che hanno plasmato l'identità di questa regione nel corso dei secoli.

Brancaleone Vetus, o Brancaleone Antica, un antico borgo abbandonato, un paese fantasma disabitato e dimenticato per secoli, i cui ruderi solo in parte, e da alcuni anni, sono stati recuperati e inseriti nel Parco Archeologico Urbano della Calabria Jonica, ha costituito per secoli l’abitato originario della Brancaleone odierna, il cui antico nome era Sperlonga, dal latino Spelonca e dal greco Spelungx che significa appunto caverna o spelonca. Situato in cima a un promontorio di arenaria, a circa 300 metri sul livello del mare, rappresenta un chiaro esempio di architettura classica basiliana che, per esigenze prevalentemente difensive, si sviluppava nei costoni montani e nelle alture per avere una visuale completa delle vallate sottostanti.
Anche se i primi insediamenti risalgono a epoche precedenti, il completamento dell’abitato viene storicamente fatto risalire intorno all’anno 1000, quando i monaci Greco-Bizantini, perseguitati e in fuga dall’Oriente, in questa terra trovarono rifugio, portando in dote forme nuove di civiltà, lingua, riti religiosi e costumi. Inizialmente, le loro abitazioni erano costituite da grotte e anfratti naturali, tutt’oggi ancora visitabili, a cui, successivamente, nel periodo dei Normanni, intorno al XI e XII secolo, si sostituirono i veri e propri monasteri, ancora oggi particolarmente presenti e diffusi in tutta la Locride.
L’abitato venne infine progressivamente abbandonato a seguito del tragico terremoto del 1783, che interessò buona parte della Calabria.
Si percorre dunque la strada asfaltata che si inerpica per un paio di chilometri lungo i tortuosi tornanti del costone di arenaria che conduce alla città vecchia. Partendo dal centro di Brancaleone Marina, si affrontano fin da subito buone percentuali di dislivello, che però non distraggono lo sguardo, man mano che si sale, dalla bellezza del panorama, con i raggi del sole che scaldano irradiandosi sul mare azzurrissimo alle spalle, si viene catturati dalla vista suggestiva della chiesa dedicata a Maria Santissima Annunziata, posta a ridosso di una rupe su cui sorgeva il castello (XV secolo), che imponente si staglia in mezzo al paesaggio e al contesto rurale dell’antico paese.

Posizione

Ulteriori informazioni

Santa Maria de Tridetti

Sono davvero tanti gli importanti reperti architettonici e archeologici calabresi meritevoli di particolare attenzione, perché accomunati dalla loro unicità. Alcuni di questi monumenti, infatti, pare siano gli unici esempi presenti in tutto il Sud Italia. Uno di questi è una piccola chiesetta antica sita cinque chilometri prima dell’abitato di Staiti, conosciuto anche come il borgo più piccolo della Calabria (meno di 250 abitanti). Ci troviamo nella zona del piccolo comune di Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria.
Il Comune di Staiti fornisce informazioni per raggiungere la piccola chiesa: indicazioni necessarie sul percorso, le condizioni della strada e la distanza dal piccolo paese, e anche la possibilità di visitare il museo dei Santi Italo-Greci- nel paese.

Fruizione e gestione sono di competenza del Comune e per potervi accedere, serve la prenotazione e l’orario di arrivo.
Imboccando la strada che porta a Staiti, subito il paesaggio è incontaminato, le colline vestite dei colori di autunno, i greggi a pascolare.
Le absidi della piccola Chiesa s’intravedevano tra le colline e le distese di ulivi già dalla strada. Qualcuno definisce l’area e la chiesa stessa la San Galgano del sud, per la sua suggestività e le pareti perimetrali sopravvissute al tempo e alle calamità, non avendo più un tetto o una cupola da sorreggere, si ergono verso il cielo a ricongiungersi con Dio.
Il monumento si presenta oggi corroso dal tempo. Si presume che l’antica chiesa, in origine, facesse parte di un convento ormai scomparso. Parte della navata centrale, così come parte delle pareti laterali e la cupola, sono andati perduti e, successivamente ripresi. Rimangono ancora in piedi il corpo della zona presbiteriale, con un piccolo accenno di cupola, crollata forse due secoli fa, e la facciata d’accesso alla chiesa.
La sua datazione è controversa. Alcuni studiosi ritengono che sia stata edificata nella seconda metà del XI secolo (secondo le teorie di Paolo Orsi e Stefano Bottari), ed è proprio la data indicata sul cartello; altri sostengono che sia stata costruita nella prima metà del XII secolo. È certa, comunque, la collocazione del monumento in un’epoca successiva all’occupazione normanna della Calabria (conclusa nel 1060 con la presa di Reggio Calabria).

Sulla sua fondazione sono state infatti formulate varie ipotesi: una prima leggenda narra che sulla stessa area, sorgesse un piccolo tempio edificato dai locresi nel V-VI secolo a.C., costruito per ringraziare il Dio Nettuno per averli salvati da una tempesta, la cui statua era coperta da un prezioso mantello gemmato, poi trafugato da Annibale durante la sua permanenza sulla costa ionica calabrese per punire i Locresi, alleati di Roma. In quel periodo, infatti, si doveva scegliere se schierarsi con Annibale o con Roma, e molte colonie magnogreche scelsero Roma per questioni politiche.
Partendo dal presupposto che un tempio doveva preesistere, i basiliani se ne impossessarono tra il VII e l’VIII secolo, trasformandolo in una Chiesa greca in onore della Madonna del Tridente (chiara allusione alla divinità del mare), poi divenuto Tridetti. Secondo altre fonti, invece, la parola potrebbe derivare dal greco tridactilon (tre dita) per indicare il Bambino benedicente in braccio alla Vergine.
L’unico documento che però viene pervenuto sulla chiesa risale al 1060 e al suo interno si fa riferimento a un privilegio del Conte Ruggero d’Altavilla, il quale dispose l’assegnazione di parte delle rendite della badia al Capitolo di Bova, dal quale la stessa chiesa dipendeva.
Gli studiosi ritengono che per procedere a un’operazione del genere non soltanto il monastero brasiliano sarebbe dovuto esistere prima del 1000, ma a quella data doveva già avere la sua rilevanza liturgica. Paolo Orsi, archeologo sovrintendente alle antichità e alle belle arti della Calabria, scopritore di moltissimi tesori archeologici in Calabria, tra cui il sito archeologico delle terme di Kaulon, che scoprì la struttura nel 1912, ne fissa l’origine all’XI secolo, parlando appunto della preesistenza di un piccolo tempio.

Come prenotare una visita

Telefonando al numero 347-0844564 (o inviando i propri dati: nome e cognome del partecipante via WhatsApp) , ulteriori prenotazioni oltre la soglia dei 40 partecipanti non saranno accettate!

Attrezzatura consigliata

Indumenti adatti al periodo (a strati), scarpe da trekking, borraccia d’acqua (almeno 1,5lt), barrette energetiche, o spuntino mezza giornata, cappellino, K-WAY, Impermeabile, Macchina Fotografica o smartphone.

Quota di Partecipazione

10€ a testa (come quota di partecipazione all’esperienza)
10€ a testa (come quota per la degustazione prodotti tipici locali).